Tutti i video della visita a S.M. dell’Orazione di Papa Francesco

Ecco tutti i video della visita di Papa Francesco alla Parrocchia di Santa Maria dell’Orazione, gentilmente concessi dal Centro Televisivo Vaticano.

[one_half]Parte 1: L’arrivo di Papa Francesco
[/one_half][one_half_last]Parte 2: Incontro con i malati[/one_half_last]
[one_half]Parte 3: Incontro con i bambini di Comunione, Cresima e PostCresima
[/one_half][one_half_last]Parte 4: Incontro con le comunità Neocatecumenali
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[one_half]Parte 5: Incontro con le famiglie degli ultimi battezzati
[/one_half][one_half_last]Parte 6: Incontro con i sacerdoti, seminaristi e diaconi[/one_half_last]
[one_half]Parte 7: Omelia di Papa Francesco
[/one_half][one_half_last]Parte 8: Saluti finali di Don Franco
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[one_half]Parte 9: Benedizione San Giuseppe Custode del Redentore
[/one_half][one_half_last]Parte 10: Benedizione Finale di Papa Francesco
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[one_half]Parte 11: Incontro con i parenti del Parroco e dei viceparroci
[/one_half][one_half_last]Parte 12: Saluto del Papa dalla terrazza della Parrocchia
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[one_half]Parte 13: Don Franco accompagna il Papa alla macchina
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[one_half_last]Parte 14: Servizio del CTV sulla visita del Papa nella nostra Parrocchia
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Benedizione di Papa Francesco alla Statua di San Giuseppe

Il 16 marzo 2014, in occasione della visita pastorale di Papa Francesco presso la Parrocchia di Santa Maria dell’Orazione, Setteville Nord – Marco Simone, è stata inaugurata e benedetta la Scultura Lignea di “San Giuseppe custode del Redentore” realizzata dallo Scultore Edoardo Riccoboni, esposta in chiesa, di fronte al fonte battesimale.

Prima della benedizione del Santo Padre, il Parroco Don Franco Bagalà ha fatto un breve discorso di presentazione. Queste le sue parole:

Santo Padre,

Per quello che è avvenuto oggi non c’è da dire da parte mia che “Questo ci sarebbe bastato”, per qualsiasi cosa.

Quello che è avvenuto prima –  i saluti, la tenerezza verso gli ammalati, la parola che ha dato ai bambini, ai cresimandi, alle nostre comunità neocatecumenali, ai ragazzini della polisportiva e del GAM – tutto si potrebbe dire: “Ci sarebbe bastato”! Una grazia!

Sono felicissimo e penso che posso dare voce a tutta questa comunità parrocchiale, ma anche a tutta Guidonia che voleva accorrere qui. E anche ai paesi che sono qui davanti della Sabina: noi confiniamo con le diocesi della Sabina e di Tivoli. E c’era una voglia di venire! Chiedo perdono a tutti quelli che non sono potuti venire: non c’era posto, perdonatemi! Forse chiederemo un’udienza di mercoledì: non un’udienza (personale), ma di poter stare ad un’udienza lì, ricambiare, venire.

Ecco allora c’è una coincidenza felicissima. Io stesso ho potuto attingere ai sacramenti, alla grazia: Grazie padre! Grazie! Adesso come ultimo saluto, ci sarà una benedizione ad una statua di San Giuseppe: lei è devoto di San Giuseppe, pure io. Prima che si sapesse di questa visita, avevo chiesto di fare una statua di San Giuseppe. E anche avevo individuato il luogo dove metterla in parrocchia.

Storicamente questa visita sua capita dopo un anno di pontificato, che lei ha passato prima di tutto con il Signore negli esercizi spirituali, il giorno 13 (marzo): è bello Gesù dice a San Marco: “Stette una notte in preghiera, poi scelse i suoi, prima di tutto perché stessero con lui”. E lei è stato lì, con il Signore, con la curia romana, negli esercizi spirituali.

Oggi, con tutte quelle folle che Gesù quando visitava villaggi e paesi, quando li vedeva si commuoveva: grazie Santo Padre, per quello che ha fatto oggi con noi. Penso che anche questo di celebrare l’anniversario e in modo diverso con le pecore perdute di Israele, spargendo l’olio di letizia che lei ha detto, l’emorroissa: non è il profumo che deve profumare il sacerdote, ma deve arrivare alle frange, all’emorroissa, ai  poveri, ai malati – come ha visto oggi –, ai bambini, Grazie!

Si è parlato tanto di Giovanni Paolo II e quel famoso “Aprite, spalancate le porte a Cristo” nella omelia di inizio del suo ministero petrino.

Poco si parla di quello che ha detto lei su San Giuseppe: 30 volte ha parlato di “custodire”, più o meno, nella sua omelia di inizio del suo ministero petrino ai vescovi di Roma; è bellissimo!

Allora abbiamo pensato di mettere questa statua qui vicino al fonte battesimale: “Giuseppe Custode del Redentore e di Maria”. Ecco, è bellissimo! Un servo umile, tenero e forte; e forte. Capace di ascoltare la parola di Dio e di fare la sua volontà. Giuseppe appare più o meno fino a Gesù dodicenne, poi non sappiamo di Giuseppe, almeno nei Vangeli. Allora abbiamo questo Gesù portato dodicenne a cavaceci sulle spalle di Giuseppe, e il bambino ha in mano una croce, dall’altra parte la profezia di Isaia “Lo Spirito del Signore è sopra di me”, è il giorno del Bat Mitzvah.

Questo San Giuseppe è girevole: dietro c’ha lo Shemà: “Shemà Israel: Adonai Elohenu, Adonai Ehad”. Questo è scritto dietro in ebraico, e poi sotto in italiano “Lo amerai con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente” e la postilla nuova “e amerai  i tuoi nemici”.

Ecco, questo Giuseppe l’abbiamo messo lì per tutti i padri, questo è il grembo materno della chiesa, il battistero: un luogo santo dove noi nasciamo alla vita divina. E oggi manca il padre. Allora io ho pensato di metterlo lì, e anche di chiedere che lo potesse benedire come una coincidenza, perché penso, credo, che lei proprio non a caso ha scelto il 19 per fare quell’omelia. Grazie Padre!

E che oggi tutti i padri possano avere… Perché manca il padre, che educa, che ama, che inculca ai figli la fede. Quando tuo padre ti chiederà “Perché questi riti?” “Eravamo schiavi, abbiamo visto l’amore di Dio: per questo lo amerai con tutto il cuore”.

Quando noi chiamiamo al battesimo la gente, oggi parlare della trasmissione della fede sembra una cosa strana, ma è questo l’essenziale: trasmettere la fede e inculcare l’amore di Dio, vivere la Pasqua, il mistero pasquale, vivere il battesimo. E anche  noi, che abbiamo ricevuto il battesimo, vivere le grazie del nostro battesimo, riscoprirle come se fosse la prima volta. Ecco perché sta lì e darà questa benedizione. Poi se possibile forse molti sono fuori se si può fare quel saluto da sopra!

Perché Padre anche questi paesi di fronte, attorno a noi, hanno atteso questa sua visita come se fosse la visita loro, e allora… Grazie di tutto Padre!

Ecco invece la benedizione alla statua di San Giuseppe recitata da Papa Francesco:

“Ti glorifichiamo o Padre: tu solo sei nato

e nella tua immensa misericordia

hai mandato nel mondo il tuo Figlio,

principio e compimento di ogni santità.

Egli ha effuso sulla chiesa nascente il tuo santo Spirito:

voce che ci ammaestra nel cammino della perfezione;

soffio che alita su di noi con soavità e forza;

fuoco che accende di carità i nostri cuori;

germe divino che dà frutti rigogliosi di grazia.

Ti benediciamo Signore,

perchè hai voluto arricchire di doni

lo spirito del beato Giuseppe,

che hai proposto alla comune venerazione

attraverso questa statua.

Fa che illuminati dal suo esempio

procediamo sulle orme del Signore

fino a che si formi in noi l’uomo perfetto

nella misura piena della statura di Cristo.

Donaci di annunziare in parole e opere il tuo Vangelo,

non esitando a dare anche la vita.

Rendici lieti di portare la croce di ogni giorno

nel servizio di te e dei fratelli.

Fa’ che impegnandoci nell’edificare la città terrena,

e arricchirla dello Spirito di Cristo

teniamo fisso lo sguardo alla città futura dove tu, o Padre,

ci accoglierai nella gloria del tuo Figlio.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen”

Rassegna stampa per la visita di Papa Francesco a S.M. dell’Orazione

Ecco la rassegna stampa per la visita di Papa Francesco alla parrocchia di Santa Maria dell’Orazione.

(*Per il caricamento della pagina potrebbe essere necessario qualche secondo)

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Repubblica.it

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Avvenire

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Corriere della Sera

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Famiglia cristiana

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Il Messaggero

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L’osservatore romano

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Papa Francesco: Udienza del 19 marzo 2014, Festa di San Giuseppe

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, 19 marzo, celebriamo la festa solenne di san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Dedichiamo dunque questa catechesi a lui, che merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra devozione per come ha saputo custodire la Vergine Santa e il Figlio Gesù. L’essere custode è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande missione, essere custode.

Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù: il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia.

Partiamo dall’età, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha “allevato”, preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù.

Passiamo alla seconda dimensione dell’educazione, quella della «sapienza». Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga.

E infine, la dimensione della «grazia». Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere.

Cari fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società.

In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Vediamo: ci sono alcuni papà in piazza? Alzate la mano, i papà! Ma quanti papà! Auguri, auguri nel vostro giorno! Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per loro come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino; educatori, e camminate con loro. E con questa vicinanza, sarete veri educatori.

Grazie per tutto quello che fate per i vostri figli: grazie. A voi tanti auguri, e buona festa del papà a tutti i papà che sono qui, a tutti i papà. Che san Giuseppe vi benedica e vi accompagni. E alcuni di noi hanno perso il papà, se n’è andato, il Signore lo ha chiamato; tanti che sono in piazza non hanno il papà. Possiamo pregare per tutti i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è vivo e se è morto. E preghiamo il grande Papà di tutti noi, il Padre. Un “Padre nostro” per i nostri papà:Padre Nostro

E tanti auguri ai papà!”[divider]

Saluti:

“Saluto con gioia i cari pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani venuti dalla Francia e dalla Svizzera. Affido alla protezione di San Giuseppe i genitori, i sacerdoti e tutti coloro che hanno un ruolo educativo nella Chiesa e nella società. A tutti auguro un buon soggiorno a Roma. Che Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, e in particolare quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Indonesia, Canada – San Giuseppe è il Patrono del Canada! Preghiamo per il Canada; e Stati Uniti.  Rivolgo un saluto particolare alla delegazione dell’Università Sophia di Tokyo in occasione del centesimo anniversario di fondazione. Su tutti voi invoco la gioia e la pace del Signore Gesù!

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca. San Giuseppe è modello per gli educatori, specialmente per i padri. Alla sua intercessione affidiamo tutti i genitori, i sacerdoti e quanti hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società. La Santa Famiglia protegga voi e tutti i vostri cari.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Ecuador, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a pedir al Señor, por intercesión de san José, por los papás, los educadores y los sacerdotes, para que, a ejemplo del Santo Patriarca, puedan acompañar el crecimiento de sus hijos y discípulos en sabiduría, estatura y gracia. Muchas gracias.

Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai brasiliani della Diocesi di Botucatú, e affido alla protezione di San Giuseppe tutti gli educatori, in particolare i genitori, affinché aiutino con il loro esempio i più giovani a crescere in sapienza, età e grazia. Dio vi benedica!

Saluto i polacchi venuti a quest’udienza. Fratelli e sorelle, San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, di cui celebriamo oggi la solennità, è un uomo dalla profonda fede, lavoratore forte, coraggioso e umile. La sua tutela di Gesù sia un esempio per ogni padre e per ogni educatore. Alla sua intercessione affido voi qui presenti, tutti i genitori, i sacerdoti, i catechisti e gli insegnanti che hanno un compito educativo ecclesiale e sociale. Dio benedica voi e il vostro servizio. Sia lodato Gesù Cristo.

Rivolgo un caro saluto ai fratelli e alle sorelle di lingua araba, specialmente a quelli provenienti dal Libano e dalla Terra Santa: San Giuseppe è il modello di ogni educatore e di ogni fedele, perché ha saputo attraversare il buio del dubbio, l’esperienza dell’esilio e del dover fuggire da casa, senza perdere mai la fiducia in Dio e nel Suo amore. Imparate da lui che solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, il buio totale della notte in alba radiosa. Il Signore vi benedica!”

* * *

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere la delegazione della “fiaccola benedettina della pace” con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo, l’Amministratore Apostolico di Montecassino Dom Augusto Ricci e l’Abate di Subiaco Dom Mauro Meacci: auspico che questa iniziativa possa favorire quella pace del cuore, che solo Cristo sa donare. Saluto inoltre i membri del Movimento dei focolari, riuniti in convegno interreligioso; il Decanato del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia; i fedeli di Roma, Palermo, Perugia e Bergamo; il gruppo FIAT e l’International Inner Wheel; gli ufficiali e militari; l’Associazione Penelope; e i numerosi studenti. A tutti auguro che la visita alla Città Eterna costituisca un’occasione di riscoperta della fede e di crescita nella carità.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Cari giovani, guardate a lui come esempio di vita umile e discreta; cari malati, specialmente gli ospiti del “Centro di accoglienza Aldo Moro”, accompagnati dal Vescovo di Gubbio Mons. Ceccobelli; i dializzati di Macerata e Tolentino e i ragazzi del Sogno di Giusy, imparate a portare la croce con l’atteggiamento del silenzio e dell’orazione del padre putativo di Gesù; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sull’amore che legò Maria al suo sposo Giuseppe. Grazie.”

Papa Francesco: Angelus del 16 marzo 2014, II Domenica di Quaresima

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi il Vangelo ci presenta l’evento della Trasfigurazione. E’ la seconda tappa del cammino quaresimale: la prima, le tentazioni nel deserto, domenica scorsa; la seconda: la Trasfigurazione. Gesù «prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1).

La montagna nella Bibbia rappresenta il luogo della vicinanza con Dio e dell’incontro intimo con Lui; il luogo della preghiera, dove stare alla presenza del Signore. Lassù sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli trasfigurato, luminoso, bellissimo; e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è così splendente e le sue vesti così candide, che Pietro ne rimane folgorato, tanto che vorrebbe rimanere lì, quasi fermare quel momento.

Subito risuona dall’alto la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto, dicendo: «Ascoltatelo» (v. 5). Questa parola è importante! Il nostro Padre che ha detto a questi apostoli, e dice anche a noi: “Ascoltate Gesù, perché è il mio Figlio prediletto”. Teniamo, questa settimana, questa parola nella testa e nel cuore: “Ascoltate Gesù!”. E questo non lo dice il Papa, lo dice Dio Padre, a tutti: a me, a voi, a tutti, tutti! E’ come un aiuto per andare avanti nella strada della Quaresima. “Ascoltate Gesù!”. Non dimenticare. È molto importante questo invito del Padre. Noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati ad essere persone che ascoltano la sua voce e prendono sul serio le sue parole.

Per ascoltare Gesù, bisogna essere vicino a Lui, seguirlo, come facevano le folle del Vangelo che lo rincorrevano per le strade della Palestina. Gesù non aveva una cattedra o un pulpito fissi, ma era un maestro itinerante, che proponeva i suoi insegnamenti, che erano gli insegnamenti che gli aveva dato il Padre, lungo le strade, percorrendo tragitti non sempre prevedibili e a volte poco agevoli.

Seguire Gesù per ascoltarlo. Ma anche ascoltiamo Gesù nella sua Parola scritta, nel Vangelo. Vi faccio una domanda: voi leggete tutti i giorni un passo del Vangelo? Sì, no…sì, no… Metà e metà… Alcuni sì e alcuni no. Ma è importante! Voi leggete il Vangelo? E’ cosa buona; è una cosa buona avere un piccolo Vangelo, piccolo, e portarlo con noi, in tasca, nella borsa, e leggerne un piccolo passo in qualsiasi momento della giornata. In qualsiasi momento della giornata io prendo dalla tasca il Vangelo e leggo qualcosina, un piccolo passo. Lì è Gesù che ci parla, nel Vangelo! Pensate questo. Non è difficile, neppure necessario che siano i quattro: uno dei Vangeli, piccolino, con noi. Sempre il Vangelo con noi, perché è la Parola di Gesù per poterlo ascoltare.

Da questo episodio della Trasfigurazione vorrei cogliere due elementi significativi, che sintetizzo in due parole: salita e discesa. Noi abbiamo bisogno di andare in disparte, di salire sulla montagna in uno spazio di silenzio, per trovare noi stessi e percepire meglio la voce del Signore. Questo facciamo nella preghiera.

Ma non possiamo rimanere lì! L’incontro con Dio nella preghiera ci spinge nuovamente a “scendere dalla montagna” e ritornare in basso, nella pianura, dove incontriamo tanti fratelli appesantiti da fatiche, malattie, ingiustizie, ignoranze, povertà materiale e spirituale. A questi nostri fratelli che sono in difficoltà, siamo chiamati a portare i frutti dell’esperienza che abbiamo fatto con Dio, condividendo la grazia ricevuta. E questo è curioso.

Quando noi sentiamo la Parola di Gesù, ascoltiamo la Parola di Gesù e l’abbiamo nel cuore, quella Parola cresce. E sapete come cresce? Dandola all’altro! La Parola di Cristo in noi cresce quando noi la proclamiamo, quando noi la diamo agli altri! E questa è la vita cristiana. E’ una missione per tutta la Chiesa, per tutti i battezzati, per tutti noi: ascoltare Gesù e offrirlo agli altri.

Non dimenticare: questa settimana, ascoltate Gesù! E pensate a questa cosa del Vangelo: lo farete? Farete questo? Poi domenica prossima mi direte se avete fatto questo: avere un piccolo Vangelo in tasca o nella borsa per leggere un piccolo passo nella giornata.

E adesso rivolgiamoci alla nostra Madre Maria, e affidiamoci alla sua guida per proseguire con fede e generosità questo itinerario della Quaresima, imparando un po’ di più a “salire” con la preghiera e ascoltare Gesù e a “scendere” con la carità fraterna, annunciando Gesù.[divider]

Dopo l’Angelus:

Fratelli e sorelle,

saluto tutti voi, cari fedeli di Roma e pellegrini!

Saludo a los peregrinos de Valencia, España; come pure i gruppi provenienti da Mannheim (Germania) e Skara (Svezia).

Saluto e ringrazio i gruppi bandistici e corali venuti da Piemonte, Liguria, Emilia e Toscana, con alcune Autorità civili.

Una parola va alla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che venerdì prossimo, alla sera, guiderà per le strade del centro di Roma una speciale “Via Crucis” per le donne vittime della tratta. Sono bravi questi!

Vi invito a ricordare nella preghiera i passeggeri e l’equipaggio dell’aereo della Malaysia e i loro familiari. Siamo vicini a loro in questo difficile momento.

Saluto i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Giave, Liedolo, San Prospero, Sorrento, Codogno e Nostra Signora di Czestochowa in Roma; e le Suore Francescane Minime del Sacro Cuore.

Saluto le numerose scuole di tante parti d’Italia e di altri Paesi – non posso nominarle tutte! -; ma ricordo la scuola cattolica “Mar Qardakh” di Erbil, nel Kurdistan. Ricordiamola insieme: è lontana, ma col nostro cuore ricordiamola; e quella della diocesi di London in Ontario – Canada.

Saluto i giovani della Società di San Vincenzo De Paoli, il Rotary Club di Massafra-Mottola, i ragazzi di Calcio e quelli di None, i bambini di Soliera e San Felice sul Panaro.

A tutti auguro una buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

Ringraziamenti del Parroco Don Franco per la visita di Papa Francesco

Come non ringraziare prima di tutto Dio per tutto quello che ci ha donato in questo giorno stupendo.

Grazie poi a Papa Francesco per come si è donato a poveri, malati, bambini, anziani e a tutti, con una tenerezza e una generosità commovente.

Grazie al Cardinal Vallini, al nostro Vescovo di settore Guerino Di Tora, al maestro di cerimonia e al prefetto della Casa Pontificia.

Grazie alla gendarmeria, ai servizi di pubblica sicurezza, alle autorità, a tutti i volontari –  in particolare al personale medico-infermieristico ed ai volontari dell’Unitalsi per come si sono prodigati nel servizio degli ammalati – alla protezione civile e a tutti gli addetti ai lavori.

Grazie di cuore anche a tutti coloro che si sono spesi nell’organizzazione e nella preparazione dell’evento, nonchè a quelli che hanno contribuito a rendere più accogliente e festoso il quartiere.

Ci scusiamo per i disagi che possono essere stati arrecati ai residenti: d’altra parte la grandezza dell’evento lo richiedeva.

Con rammarico non abbiamo potuto accogliere tutte le richieste, soprattutto quelle dei malati, e questo per motivi di sicurezza e per la limitata capienza dei locali riservati ai malati, oltre che per l’esigenza di una attenta e servizievole cura a quelli presenti.

Speriamo quanto prima di esprimere la nostra gratitudine a Papa Francesco, andando ad un’udienza del mercoledì o ad un’angelus in Piazza San Pietro.

Grazie! Grazie a tutti!

Il Parroco

Don Franco Bagalà

Visita Papa Francesco a S.M.dell’Orazione: Discorso a giovani della parrocchia

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L’incontro di  Papa Francesco con i bambini delle comunioni e quelli del GAM, i ragazzi della cresima quelli del Post Cresima e quelli della polisportiva è stato caratterizzato da un’immensa gioia.

Fin dalle 14:00 in circa 450 tra bambini e ragazzi e alcuni genitori hanno atteso il Santo Padre.

L’attesa è stata animata dai vari gruppi che hanno preparato i presenti ripassando i canti insegnati negli incontri di preparazione, svoltisi nelle settimane precedenti.

Dopo aver visitato i malati Papa Francesco è entrato nella grande sala ed è stato accolto dal canto “Che cosa c’è di diverso questa notte”  ispirato alla tradizione ebraica della Pèsach (Pasqua Ebraica) per la trasmissione della fede ai figli.

Il Papa dopo aver salutato, benedetto bambini e scambiato “il cinque” con moltissimi di loro, si è accomodato e si è messo in ascolto di alcune domande e esperienze.

 

Caro Papa Francesco

quest’anno nei mesi di aprile e maggio 150 di noi riceveremo la prima comunione.

Ci stiamo preparando alla Pasqua e a questo giorno speciale per noi.

Con un canto vorremmo farTi tre domande per essere aiutati da Te a vivere con gioia queste due giornate, e dopo la Tua Parola vorremmo fare un altro canto che ci è stato insegnato per la Pasqua e la prima comunione.  

 

Il 22 febbraio e l’8 marzo in 73, ragazzi e ragazze, abbiamo ricevuto la cresima.

Ti chiediamo una parola sullo Spirito Santo e i suoi doni, magari con una Tua esperienza personale, per essere aiutati a vivere la nostra vita e la nostra appartenenza alla Chiesa senza vergognarci  di essere cristiani.

 

Sono Chiara,
ho 14 anni e mi ritengo molto fortunata perché sono 3 anni che ho l’opportunità di percorrere questo cammino del post cresima. Possono sembrare pochi, ma mi hanno aiutato molto in questo periodo dell’adolescenza a fare le mie scelte, a trovare la mia strada, mi ha fatto riflettere sull’amore di Dio per me.

Ho potuto sperimentare cos’è la gioia, avere l’opportunità di dire quello che penso, di parlare, di stare insieme senza essere giudicati o presi in giro. I padrini ci ascoltano e ci dicono la verità.

Ho capito che Dio mi ama così come sono, ama proprio me che invece mi faccio tanti problemi su come sono fatta e su quello che pensano gli altri di me. Sono convinta di essere nel posto giusto, di aver trovato il mio posto. Spero che questa gioia che ho e il mio amore verso Dio non finiscano, ne cambino mai.

 

Sono Iris e ho 14 anni. 

Ho cominciato a frequentare la Chiesa grazie al Post-cresima.

Inizio nel dire che io non mi sono mai accettata per il mio fisico, mi sono sempre giudicata e pensavo che il Signore avrebbe dovuto farmi diversa e per questo l’ho giudicato. Ho sempre avuto paura soprattutto del giudizio degli altri e per questa paura non volevo partecipare al campo estivo che la nostra Parrocchia organizza.

Non so come ma mi sono convinta a partecipare due anni fa per la prima volta. Lì ho trovato un ambiente diverso da quello che vedevo a scuola, a nessuno importava com’ero, anzi: mi stavano vicini, mi motivavano ad andare avanti e soprattutto mi facevano sentire amata per ciò che avevo nel cuore e non per il mio aspetto, mi sono sempre considerata brutta perché le altre erano belle, magre e con i ragazzi dietro, io invece non ero nulla di tutto quello.

Al campo estivo e al Post-cresima ho capito che Dio ha scritto una storia per me e che mi ama così come sono, grazie anche al suo immenso amore e all’amore dei miei amici ho avuto la forza di mettermi a dieta e di cambiare, sentirmi quasi una persona normale e non quella sbagliata.  

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Il Santo Padre, molto divertito,  ha anche firmato un pallone per i ragazzi della polisportiva.

 

Il Papa prendendo spunto dalle domande e dalle esperienze dei ragazzi ha tenuto, a braccio il seguente discorso:

 

“ Io ho sentito due parole che avete detto voi, avete detto tante cose belle, e quell’ultima di voi che ha parlato, che ha 15 anni, come ti chiami? l’ultima che ha parlato? “

rispondono in molti “IRIS” il Papa riprende

“Ma Iris fa la politica eh… tu farai carriera politica eh… sai muoverti eh..complimenti

Tante cose belle mi avete detto,… ma alcune cose mi sono rimaste nella testa… e vorrei dire qualcosa.

Prima chiedere la grazia di non avere vergogna: non avere vergogna della fede, non avere vergogna di venire in chiesa. Una di voi ha detto questo. E precisamente c’è lo Spirito Santo che ci dà questa grazia, di non avere vergogna di essere cristiani.

Questa è una grazia perché il diavolo viene da noi e ci dice all’orecchio: “Ma non andare in chiesa: sei uno scema, una scema che vai in chiesa!”

Il diavolo vuole che noi abbiamo vergogna di essere credenti. E noi dobbiamo pregare lo Spirito Santo per non avere vergogna. Avete capito? (tutti i bambini gridano in coro “Si”)

Faccio una domanda: voi avete vergogna oggi di essere qui? (tutti i bambini gridano in coro “No”) E domani se qualcuno vi dice: “Dove sei stato ieri?” “Sono stato in parrocchia che è venuto il Papa” “Ma che noioso quello, io ho visto un film molto bello”. Voi cosa penserete? (Un bambino grida “il Papa è molto più importante”)

Avrete vergogna? (tutti i bambini gridano in coro “No”). “Ma tu vai in chiesa, questo è per le baby sitter, è per le vecchie”. Avete vergogna? (tutti i bambini gridano in coro “No”). Chiedere allo Spirito Santo la grazia di non avere vergogna.

Il cristiano ha la faccia di fronte: il cristiano sa di dare la faccia, sempre con la faccia di fronte. Avete capito questo? (tutti i bambini gridano in coro “si”)

E questo, questo non avere vergogna, noi possiamo averlo da noi soli? (tutti i bambini gridano in coro “no”)

Abbiamo bisogno dell’aiuto di chi? Di Dio, dello Spirito Santo. Per questo pregare lo Spirito Santo che ci dia la grazia di non avere vergogna, essere svergognati. Si può dire quello? Ma si si può dire, io non so se in italiano si può dire, “sin verguenza”, senza vergogna di essere cristiani, cristiani di fronte, sempre.

Chiedere questa grazia. Facciamo una piccola preghiera tutti insieme.

“Spirito Santo io ti chiedo la Grazia di non avere vergogna di essere cristiani. Dammi il coraggio di dire che sono cristiano, e che non abbia mai vergogna di questa grazia che ho ricevuto dal battesimo”.

Questa è la prima parola che ho sentito, “vergognarsi”.

Seconda parola che anche si assomiglia abbastanza: Non avere paura! E questo Gesù lo ha detto tante volte nel Vangelo. Non abbiate paura! Non abbiate paura!

Perchè il diavolo cerca di farci un cuore con paura sempre: ho paura di andare a messa, ho paura di questo, ho paura di qua. Ma il cristiano è coraggioso va avanti sempre.

Ma un’altra domanda: noi da soli possiamo fare questo? (tutti i bambini gridano in coro “no”)

Chi ci aiuta a non aver paura? Dio e lo Spirito Santo ci aiutano a non avere paura. Io sono così faccio le cose senza vergogna e senza paura. Gesù agli apostoli diceva: “Non abbiate paura, andiamo avanti”.

Perché se siamo con Gesù, lui ci difende sempre. Alcune volte Gesù si annoia di noi e ci lascia soli? Gesù ci lascia soli? (i bambini gridano in coro “no”) Non siete convinti eh? Mai ci lascia da soli. Sempre è con noi.

Dobbiamo avere vergogna? (tutti i bambini gridano in coro “no”). Dobbiamo fare peccati? (tutti i bambini gridano in coro “no”). Dobbiamo lodare Dio? (tutti i bambini gridano in coro “sì”). Dobbiamo avere paura? (tutti i bambini gridano in coro “no”). Vabbene vi siete svegliati!

Adesso chiediamo a Gesù la grazia di non avere paura:

“Caro Gesù, ti chiedo di darmi lo Spirito Santo perché mi faccia coraggioso e che mi aiuti a non avere paura. Amen“

E un consiglio: se io sento una volta che viene la vergogna, perché questo si può sentire, se io sento paura cosa devo fare? Quello che fanno i bambini quando hanno paura o quando hanno vergogna: si attaccano alla mamma!

E noi nel cammino della vita dobbiamo andare avanti con la mamma, la nostra mamma. Come si chiama la nostra madre? (tutti i bambini gridano in coro “Maria”) Sempre nella mano della Madonna andare avanti. E adesso preghiamo la Madonna tutti insieme“.

Non avere? (tutti i bambini gridano in coro “paura”). Non avere? (tutti i bambini gridano in coro “vergogna”). Con la mano di? (tutti i bambini gridano in coro “Maria”).

Ecco avanti!

 

Visita Papa Francesco a S.M.dell’Orazione: Discorso alle Comunità Neocatecumenali

Ecco il discorso di Papa Francesco alle Comunità Neocatecumenali di Santa Maria dell’Orazione a Setteville Nord – Marco Simone, in occasione della visita pastorale alla parrocchia del 16 marzo 2014:

“A me piace sentire che una persona è in cammino. Cosa vuol dire? Che non è chiusa, che non è ferma: in cammino. In cammino verso un fine determinato, cercando qualcosa. Tante volte non si sa dove arriverò ma cerco qualcosa.

Questo è successo al nostro Padre Abramo, il Signore gli ha detto: “va cammina, vai avanti dove io ti dirò”. E lui andava alla stazione del terreno a prendere il treno a tal posto. Lui ha incominciato a camminare, non sapeva dove ma si è fidato del Signore.

E queste sono le caratteristiche del cristiano: essere in cammino. Ma non solo del cristiano, di una persona onesta. Una persona che non è in cammino è perché ha qualcosa che lo fa guardare a se stesso, andare avanti e tornare sopra a sé. Una persona, diciamo una parola un po’ difficile, “autoreferenziale”, che sempre è egoista, non cammina. Ma voi sapete che quando Dio ha chiamato il nostro Padre Abramo, ha incominciato a preparare il cammino per Gesù.

Dio ha voluto salvarci nel cammino, in un popolo che cammina. In questa quaresima noi siamo un popolo che cammina verso la Pasqua.

Il Signore mai ha voluto salvarci se non camminiamo. Sempre in cammino, perché è Lui che ha fatto un popolo che cammina, ha scelto noi e nella nostra vita spirituale ci chiede sempre di andare avanti e sempre camminare.

Ci sono due pericoli e una trappola nel cammino. Il primo pericolo è fermarsi, come diceva Santa Teresa: uno va in cammino ma trova un alloggio bello, una bella villa, affitto una casa e rimango qui tutta la vita. E mi fermo. E alle cose ferme succede quello che succede alle acque dei piccoli laghetti che non hanno corrente. Cosa succede? Si corrompono queste acque. La persona ferma si corrompe perche non fa la vocazione di camminare. Questo è il primo.

Seconda difficoltà, secondo errore è non andare per il cammino giusto, sbagliare la strada. Questo è un peccato. Sbagliamo la strada e abbiamo bisogno di, primo accorgerci che abbiamo peccato, che abbiamo sbagliato strada, e poi chiedere perdono e il Signore, come pecorella smarrita, ci prende e ci porta e ti mette con tutti per continuare a camminare. Questi sono i due pericoli: fermarsi e sbagliare strada.

E poi la trappola: non camminare ma fare turismo. Cosa significa questo? Sono quelli che non camminano, “andano”. “Andano” nella vita. Vanno, vengono. Non so, come si dice in italiano. Ma invece di essere camminanti sono erranti, passeggiano. Qual è la caratteristica di questi? Che non hanno direzione. Lo prende questo e lo porta di qua, prende questo e lo porta di là. Questa è la trappola: “Io cammino”! No tu non cammini, tu giri.

Chiediamo al Signore di essere sempre in cammino, come anche ha incominciato nella storia della salvezza a camminare il nostro Padre Abramo. Nella messa di domani ci sarà questa lettura tanto bella, quando ha incominciato a camminare il nostro padre Abramo.

Essere in cammino. E lui ci difenda: ci difenda di fermarci, ci difenda di sbagliare strada e ci difenda nella trappola, che è il più peggio, di girare, girare, girare, dell’andare senza camminare. E ci da questa grazia gli uni per gli altri.

Grazie tante per quello che fate e avanti eh!”[divider]

Il discorso di Papa Francesco è stato preceduto da una presentazione delle comunità neocatecumenali da parte del Parroco Don Franco Bagalà. Ecco le sue parole:

“Sono Francesco pure io. Queste sono le comunità neocatecumenali. Penso che Lei sa che uno dei frutti più belli del Concilio è proprio questo, riscoprire il proprio battesimo. Un itinerario che ci aiuta a riscoprire le ricchezze della vita divina che è stata riversata in noi per mezzo dello Spirito Santo.

Io ho 57 anni, sono venuto a Roma, ho conosciuto il cammino. Lo conoscevo già perché mia sorella era nella prima comunità d’Italia delle comunità neocatecumenali, e sono venuto per fare il cammino e per studiare teologia, ho fatto tutto alla Gregoriana.

Il cammino io l’ho finito nel ’97: l’ho concluso con la mia comunità dei Martiri Canadesi. Diciamo quello che posso dire personalmente è che mi ha dato un aiuto a diventare io persona, sentirmi amato, scoprire la mia vocazione personale e battesimale ma anche ad essere aiutato alla vocazione di essere presbitero. Sono uno dei primi 12 del Redemptoris Mater, missionario: siamo in missione pure qua, combattendo!

Qui c’è un ragazzo che partirà per la Cina, può venire qua Mattia. Ecco gli dia una benedizione (Il ragazzo si avvicina al Papa che dopo averlo benedetto gli dice: “Mi ricordo di te”. Mattia, che si è alzato per l’itineranza e destinato alla evangelizzazione della Cina, era stato infatti inviato proprio dal Papa il giorno 1 febbraio all’incontro nella Sala Nervi con gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale e i fratelli che si sono alzati per partire in missione).

C’è un cammino da fare per scoprire dove stiamo noi, in fondo (il parroco indica lo striscione con la sintesi delle tappe del Cammino Neocatecumenale). Allora vede l’annuncio del Kerygma è la buona notizia che a noi ci dà una garanzia – io l’ho provata – di sapere che Gesù Cristo ha dato la sua vita, il sangue, per me, che ha perdonato i miei peccati, che mi vuole bene. Ecco allora c’è una prima fase, quella kerygmatica dell’annuncio, poi il pre-catecumenato, il catecumenato e l’elezione.

Noi abbiamo qui 6 comunità. Qui siamo sui 200, tutte le comunità saremo sui 319. Non sono qui tanti, perché sono come il lievito: nella massa. Quello che ha visto già non ci sarebbe senza il loro aiuto.

Le tappe sono: la 1° comunità neocatecumenale ha finito il cammino nel 2002, adesso continuano la vita cristiana, e sono aperti alla missione, ecco ad offrire se stessi per il vangelo. La 2° comunità è al Padre Nostro. La 3° comunità è alla Traditio. In queste tappe ognuno si dona alla Chiesa per il servizio della pastorale di mediazione e vanno per le case, per 3 anni nella Traditio. Poi fanno la Redditio pubblica – e l’hanno fatta. Poi noi abbiamo la 4° comunità, che ha fatto il 2° scrutinio, dove si aiutano ad una rinuncia seria agli idoli per appoggiarsi in Gesù Cristo, lasciare che Gesù Cristo dona un’alleanza. Poi ci sono due comunità al precatecumenato, che è la fase iniziale: una ha fatto il primo scrutinio, faranno presto lo Shemà, dove si darà una parola: “Ascolta: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno”. Poi stiamo facendo catechesi, ci sono i fratelli dell’ultima comunità.

Poi ci sono il mio catechista, che mi sono permesso di invitare, i catechisti della parrocchia e ci sono i fratelli. Io direi che questo è “un ospedale da campo”, come dice Lei. Ecco qui c’è pure il laboratorio della Fede.

Chi eravate lontani dalla chiesa prima di conoscere il Cammino? (Il Parroco chiede all’assemblea. La grande maggioranza dei presenti alza la mano).

Penso che ci dà una parola, Padre, di incoraggiamento. Grazie! Grazie!”

Ecco il video dell’incontro:

Inviateci Foto e Video della visita di Papa Francesco

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Vi ricordiamo che la dimensione massima utilizzando il form qui sotto è di 2 MB per ogni invio.

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Papa Francesco a S.M. dell’Orazione: Omelia della Santa Messa. Testo completo

Ecco il testo completo dell’omelia di Papa Francesco durante la Santa Messa celebrata in occasione della visita pastorale alla Parrocchia di Santa Maria dell’Orazione a Setteville Nord – Marco Simone del 16 marzo 2014:

“Nell’orazione, all’inizio della Messa, abbiamo chiesto al Signore due grazie: ascoltare il tuo amato Figlio, perché la nostra fede sia nutrita dalla Parola di Dio, e purificare gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere un giorno della visione della Gloria.

La Grazia di ascoltare e la Grazia di purificare gli occhi. E questo è proprio in relazione del Vangelo che abbiamo sentito: il Signore quando si trasfigura davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, questi sentono la voce di Dio Padre che dice: “Questo è mio Figlio, ascoltate Gesù”. La Grazia di ascoltare Gesù per nutrire la nostra fede con la Parola di Dio. Questo è un compito del cristiano.

Quali sono i compiti del cristiano? Forse qualcuno mi dirà: “andare a Messa la domenica, fare digiuno e astinenza nella Settimana Santa…” Ma il primo compito del cristiano è ascoltare la Parola di Dio, ascoltare Gesù! Lui ci parla e ci salva con la sua Parola! E lui fa più robusta la nostra fede con quella Parola. Ascoltare Gesù!

“Ma padre, io ascolto Gesù, lo ascolto tanto” – “Si? Cosa ascolti?” – “Ascolto la radio, la televisione, le chiacchiere delle persone”. Tante cose ascoltiamo noi durante la giornata, tante cose. Vi faccio una domanda: “Prendiamo un po’ di tempo ogni giorno per ascoltare Gesù? Per ascoltare la Parola di Gesù?”

A casa, noi abbiamo il Vangelo? Ogni giorno ascoltiamo Gesù nel Vangelo? Ascoltiamo un brano del Vangelo? O abbiamo paura di quello, non siamo abituati? Ascoltare la Parola di Gesù per nutrirci.

Questo significa che la Parola di Gesù è il pasto più forte per l’anima, ci nutre l’anima, ci nutre la fede! Io vi suggerisco di ogni giorno prendere alcuni minuti e leggere un bel brano del Vangelo e sentire che cosa succede, sentire Gesù e quella Parola di Gesù ogni giorno entra nel nostro cuore e ci fa più forti nella fede.

Vi suggerisco anche di avere un piccolo Vangelo, piccolino, da portare in tasca, nella borsa,  e quando avete un po’ di tempo, forse sul bus, anche se nel bus molte volte siamo costretti a mantenere l’equilibrio e difendere le tasche, no? Ma quando sei seduto, leggere anche durante la giornata, prendere il Vangelo e leggere due paroline.

Il Vangelo sempre con noi. Alcuni martiri dei primi tempi, si diceva, per esempio di Santa Cecilia, che portavano sempre il Vangelo con loro. Perché è il primo pasto per noi, è la Parola di Gesù! Quello che nutre la nostra fede.

E poi, la seconda Grazia che abbiamo chiesto è la grazia della purificazione degli occhi, degli occhi del nostro spirito per preparare gli occhi dello spirito alla vita eterna. Purificare gli occhi! Sono invitato ad ascoltare Gesù, Gesù si manifesta e con la sua Trasfigurazione ci invita a guardarlo e guardare Gesù purifica i nostri occhi e li prepara alla vita eterna, alla visione del Cielo.

Forse i nostri occhi sono un po’ ammalati perché vediamo tante cose che non sono di Gesù o sono contro Gesù: cose mondane, cose che non fanno bene alla luce dell’anima. E così questa luce si spegne lentamente e senza saperlo finiamo nel buio interiore, nel buio spirituale, nel buio della fede; nel buio perché non siamo abituati a guardare e immaginare le cose di Gesù.

Questo è quello che noi oggi abbiamo chiesto al Padre: che ci insegni ad ascoltare Gesù e a guardare Gesù. Ascoltare la sua Parola, e ricordate di leggere il Vangelo, è molto importante, e a guardare: quando leggo il Vangelo, immaginare e guardare come era Gesù, come faceva le cose. Così la nostra intelligenza, il nostro cuore va avanti nel cammino della speranza, nel quale il Signore ci fa andare, come abbiamo sentito, come ha fatto con il nostro padre Abramo.

Ricordate sempre: ascoltare Gesù per fare più forte la nostra fede, guardare Gesù per preparare i nostri occhi alla bella visione del Suo volto, dove noi tutti, il Signore ci dia la Grazia, ci troveremo in una Messa senza fine.

Così sia.”

Ecco il video dell’omelia: